INTERVISTA ALLO SCRITTORE MARCELLO IORI

BIOGRAFIA AUTORE

Sono nato a Magenta nel 1984 in un momento in cui l’industrializzazione non si era portata via tutta la campagna di un paese in provincia di Milano. C’era la crescita demografica dell’Italia, le grandi industrie della Lombardia macinavano soldi e Michael Jackson con thriller aveva appena firmato la sua immortalità. Da piccolo ero un tifoso del Milan perché mamma mi portava al camioncino di zio che vendeva panini fuori dallo stadio San Siro. Crescendo ho praticato anche molti sport: calcio, karatè, kung fu etc. Tra i 15 e i 22 anni sono stato musicista, suonavo la chitarra, scrivevo canzoni che altri cantavano. Ho fatto diversi lavori ma sono cresciuto con la passione per il benessere e la cucina. Attualmente vivo a Bournemouth, in Inghilterra, e lavoro come chef a Cafè Boscanova.

Perché hai cominciato a scrivere?

Quando ero piccolo, fino ai 12 anni, la mia bisnonna soleva raccontarmi storie inventate o quelle che aveva imparato da bambina, sotto la guerra o nei suoi giorni lavorativi da ragazza. Storie di campagna, di vita vissuta, di giovani amori nati all’ombra di un melo o di cavalli selvaggi liberi di correre sulle creste delle montagne. Ha stimolato la mia fantasia. E ho iniziato a raccontare storie con i giocattoli prima di approdare a un quadernetto a quadretti.

C’è un’immagine nella tua memoria che si ricollega al momento in cui hai deciso di voler diventare scrittore?

Ci sono stati tre momenti. Il primo è avvenuto intorno ai 12-13 anni. Guardavo molti film dell’orrore e un giorno, a scuola, decisi di scriverne uno io. Presi un quadernino, ci feci la copertina con tanto di titolo, immagine a colori e nome dell’autore e scrissi la mia prima novella (Il castello). Il secondo momento, che ha sancito una volta per tutte che la scrittura dalla mia vita non la potevo seppellire come un cadavere da nascondere, è stato con la maggiore età, con la scoperta dei manga giapponesi, i quali hanno aperto una breccia nella mia mente. Il terzo momento, più importante, è stato tre anni fa, quando decisi che non ne potevo più vivere una vita al servizio di cose che non mi interessavano. La scrittura era una delle cose che mi interessavano, che veniva da me ed era venuta per me, attraverso un filo generazionale, e in alcun modo potevo disfarmene.
L’immagine sono io seduto sulla mia auto, mentre guido e guardo Fermo scivolare sul retrovisore, pieno di pianto e amarezza, con nel cuore la speranza che questo battere di dita su una tastiera potesse un giorno essere la vita che avevo sempre sognato.

Quale è il tuo pubblico ideale?

Coloro che leggono con passione, che trovano nella lettura un momento per se stessi, in cui emozionarsi e vivere un’altra vita. Ma spero anche di avvicinare chi non legge alla lettura.

Hai un luogo dove preferisci scrivere?

In soggiorno, ma attualmente il luogo migliore è diventata la mia stanza, su un tavolo rotondo color ambra.

Raccontaci l’emozione del tuo primo libro pubblicato.

È stata un’emozione bella ma anche un dolore. Avevo circa 21 anni e una casa editrice notò un mio scritto. Lo pubblicarono a mie spese. Ero felice ma allo stesso tempo incosciente. Ancora non sapevo niente di editoria e editori. Mi affidai a loro. Per tre anni non si fecero sentire e un giorno mi arrivò una lettera con scritto che avevo venduto poche copie. Mi sentii molto triste e decisi di non mandare più nulla agli editori.

Consigliaci un libro non tuo.

In Italia abbiamo un talento unico, che è la Mazzantini. Scrive con ardore e poesia, riesce ad annegarti nel suo flusso narrativo e allo stesso tempo riempirti di significato. Penso che Venuto al Mondo sia il libro che consiglierei, sotto tutti i punti di vista è un romanzo completo. Stile, scrittura, storia, morale, etc.

Hai progetti futuri?

Attualmente sono stati pubblicati due miei libri, con case editrici differenti. Il Ponte Oscuro dell’Anima (Il seme Bianco editore) e Terre Deus Dominus – Uno Yogi, l’Apprendista e il suo Falco, edito da Lettere Animate e uscito da poco. Quest’ultimo è una saga Fantasy e mi auguro di poter pubblicare il suo seguito. Ho altri progetti letterari a cui sono particolarmente affezionato, più legati alla non-fiction, sto lavorando in questa direzione affinché un grande editore li noti. Sono fiducioso.

Come nascono i titoli per i tuoi romanzi?

L’idea mi dà il titolo e a volte è un titolo a darmi l’idea. Di solito l’idea arriva come una bomba silenziosa, esplode nella mia testa d’improvviso, vedo la storia e poco dopo realizzo il titolo. È la parte che più mi piace, poiché nel titolo tu devi trasmettere in poche parole (a volte solo una) tutto quello che hai versato in decine di pagine.

Presentami le tue opere.

Sì, grazie.
Il Ponte Oscuro dell’Anima, uscito a ottobre 2018, è un horror/paranormale, che narra l’avventura di due fratelli alla ricerca di un luogo chiamato Val. Devono riscattare un’antica residenza situata ai confini del mondo moderno, a nord della Norvegia, un luogo davvero inospitale, freddo e cupo. Il problema è che questo luogo è vivo e cercherà di portarli alla pazzia.
Terre Deus Dominus, invece, è uscito a Marzo, è il primo libro di una saga fantasy che ho iniziato a scrivere quando avevo 20 anni. È piena di magia e battaglie, di amori lontani o che desiderano aversi, di Dei potenti e Angeli che si nutrono con la luce del sole. Ambientato sulla terra, quattromila anni avanti al nostro tempo. I protagonisti, del primo volume, sono uno Yogi, l’Apprendista, il suo Falco Horus e la guerriera orientale Kaeda Sakiamuni. Sono entrambi disponibili on-line. Seguitemi su Instagram (m.a.iori) per saperne di più.

Sei mai stato tentato a mollare tutto?

Sì, come ho già accennato nelle domande sopra. Più volte. Non avevo idea che questo amore per le storie e la scrittura fosse così forte sino a 3 anni fa, quando decisi di uscire dal lungo letargo. Dopo la delusione con il mio primo libro, ho scritto di nascosto, nessuno sapeva niente, né amici e né famigliari (a parte un pugno di persone). Il mondo dell’editoria italiana è piccolo e siamo davvero in tanti a scrivere. Escono migliaia di libri e più della metà vende tra zero e tre copie. Ma non si scrive per questo, la gloria non sempre è un merito, anche perché ci sono tantissimi libri poco belli che han venduto molto più di altri nettamente meritevoli. Adesso solo Dio può fermarmi dal continuare a scrivere.

Hai un consiglio da dare a coloro che vorranno intraprendere questo percorso?

Sì. Non fate come me. Narrare è un arte. Tutti possono scrivere ma scrivere da scrittore è un arte e si chiama Narrazione. Imparate il mestiere, come imparereste il karatè o a usare bene il computer. Pochi di voi avranno un talento naturale ma la maggior parte ha bisogno di sapere. Quando scriviamo di solito lo facciamo di pancia ma poi bisogna conoscere come rivestire lo scheletro che abbiamo realizzato con buona carne. Seguite qualche corso se vi è possibile o leggete manuali sulla scrittura, imparate dai migliori o da quelli che voi reputate migliori. E una volta che avete scoperto e imparato che esiste un mondo di conoscenza e studio anche per la scrittura, scrivete e dimenticatevene. E sai una cosa? Bisogna amare leggere. Chi non legge difficilmente sa presentare bene una storia.

Una frase che ti rappresenta.

La logica vi porterà da A a B. L’immaginazione vi porterà dappertutto. Albert Einstein.

Grazie, con tutto il cuore.

Marcello A. Iori

Ringrazio lo scrittore Marcello Iori per l'intervista.

A cura di Pina.

Commenti

  1. Questo tizio ci sa fare con i libri. Lettura scorrevole, storie avvincenti e imprevedibili oltre che originali.

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  2. Il talento e' un dono e il successo un lavoro.

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