INTERVISTA ALLA SCRITTRICE DEBORA CAPPA.

BIOGRAFIA:


Debora Cappa è una giovane scrittrice e poetessa pescarese, che al momento ha all’attivo la pubblicazione di otto libri.
L’autrice ha già pubblicato un’antologia di sessanta poesie, “Il Carnevale della Vita”, ricerca sul senso dell’esistenza, che si articola in due sezioni strettamente connesse tra loro, di cui la seconda “A briglia sciolta” prelude a nuove successive evoluzioni.
“Amore, l’incompiuto” , sua opera successiva, è una raccolta di quaranta componimenti poetici incentrati sull’Amore, inteso come un’entità universale in continuo divenire.
L’Anima e il Mare”, sua terza pubblicazione, è costituita da trentacinque scritti lirici, che si basano su una personale visione della spiritualità, cui la natura assurge a cornice e consolatrice.
“Il Corpo e la Terra”, sua quarta opera, consta anch'essa di trentacinque poesie, che si fondano su una concezione fisica e realistica, circa vari aspetti del comportamento umano.
Questi ultimi due libri sono complementari e dicotomici nonché contrapposti tra loro.
La sua quinta silloge di trenta liriche,“I Sentieri della Mente”, riguarda i percorsi consci ed inconsci, liberi e coatti, presenti, passati e futuri, tracciati dai meandri imperscrutabili del pensiero.

La sua sesta raccolta, intitolata “Intime Evoluzioni” è composta da trenta componimenti lirici.
Concerne le trasformazioni che la sensibilità, rimanendo in equilibrio tra i molteplici ostacoli dai quali è ferita, attraversa senza cadere nel più facile cinismo.

La sua settima opera, “Sembianze dei Silenzi”, consta di trenta poesie, in cui, quasi in una voluttuosa danza, s’alternano instancabilmente tracce di luminosa felicità a schegge di malinconica tristezza, frammenti di vita che via via prendono corpo.

Dello stesso periodo anche la sua ottava silloge “Petali di Speranze”,  composta da trenta liriche, di cui l’immagine di copertina anticipa il contenuto quasi in una sorta di preludio: “Spes ultima dea est et omnium rerum pretiosissima, quia sine Spe homines vivere nequeunt”.
A breve “Rosa d’ Asfalto” , sua nona raccolta, in cui metafore e similitudini costellano le trenta poesie che la compongono, quasi trapuntando punti luce arabescati nel buio ingordo del vivere.
In uscita "Specchio", sua decima raccolta di trenta componimenti poetici, che si configura come avventuroso viaggio di memorie, esperienze e formazione proteso, prepotentemente verso l'infinitesimale.
A maggioFili d’Oro”, sua undicesima raccolta, in cui, attraverso le trenta liriche, che la compongono, l’autrice dipinge, con versi icastici e toni volti all’eleganza, l’eterno dissidio tra la finitezza della condizione umana e la sua brama d’eternità.
A giugno la sua dodicesima raccolta di trenta poesie, Nuda, che conduce alle essenze, scavando tra ricordi, perfino d’infanzia, sogni, aspettative e desideri. Così dunque, priva di artificiosi ornamenti, resta fragile dinanzi al senso che li collega tra loro, proteso però in vista di malinconiche speranze. 
Ha conseguito numerosi premi ed attestati locali e nazionali.
Le sue opere inoltre sono state oggetto di moltissimi articoli di giornali, pregevoli recensioni e pareri dei critici, anche a livello internazionale.
Nel tempo si sono susseguite interviste cartacee, web, audio e video, partecipazioni a trasmissioni radiofoniche e televisive con Danilo Daita, Ilaria Grasso, Anna Di Donato, Giulio Gennari, Stefano D’Alberto, Ferruccio Benvenuti e Giorgio Del Bono nonché a manifestazioni culturali patrocinate dall’ Assessorato alla Cultura e dall’Assessorato al Turismo di Pescara ed importanti collaborazioni artistiche con Enrico Ruggeri e Luigi Schiavone.
Nel 2017 è entrata a far parte dell’Associazione culturale de I Teatranti d’Abruzzo di Vittorina Castellano, con cui mette in scena opere che celebrano e valorizzano il patrimonio artistico di questa terra.
Ulteriori informazioni sul sito web ideato e realizzato dall’autrice stessa
https://deboracappa.wordpress.com/
e sui social da lei gestiti:
https://about.me/debora.cappa
https://www.youtube.com/user/OcchiBluOltremare
Concorsi dove ha vinto i premi:
2° Posto Assoluto
nel III Premio Nazionale dei Libri Editi "Parole Sparse"

Menzione Speciale
nel Concorso Calicanthus

Menzione Speciale
nel Concorso TotusTuus

Menzione Speciale
nel Concorso Dino Grammatico

Menzione Speciale
nel Concorso Andrea Vajola


Coppa
Menzione d'onore sez. D Silloge
nel 1° Concorso Poetico Letterario Nazionale Dino Grammatico

Medaglie
ricevute
in vari concorsi nazionali

Pergamena
rilasciata alle 18 opere ritenute meritevoli
dalla Commissione Tecnica dell'Accademia d'Abruzzo
nella VII edizione del concorso "Poesia...in cammino"

"Il Carnevale della Vita” è stato finora oggetto di numerose recensioni da parte di critici letterari poeti,scrittori e saggisti tra cui Ubaldo Giacomucci,dott. Carlo Picca,LucianoNanni,AmedeoAnelli,Antonio De Marchi Gherini,Fulvio Mazza, Mauro Ferrari,GiulianoLadolfi.Molteplici inoltre le pagine web,le segnalazioni e gli articoli di testate,internazionali,nazionali e locali come La rivista dei libri-La colpa di scrivere-La rivista letteraria Universo-L'infinito *giornale sociale di lettere e arte*-Il convivio-Scrittori emergenti-Non solo parole-Sfairos *rubrica della poesia*-Il filo racconto...ma non solo-La nostra libreria-Youwin forum *libri e romanzi*-Universo Simona-Il foglio letterario-L'ortica-Gente& Piazza-Il Salotto Letterario di Lodi-La Repubblica ed.Palermo-Rivista Letteraria-Lacerba-Il Centro-Sipario-Parole sparse-Abruzzo nel Mondo-Canicattì nuova-Pescara Pescara-Carmina Edizioni Il Foglio-Fiorisce un Cenacolo-Accademia Internazionale "Il Convivio"-Literary-Penna d'autore-Torreomnia-Adamoli-Tracce-Fr. Egidio Ridolfo-Google.
"Amore, l'incompiuto" è stato oggetto d'attenzione da parte di critici letterari,riviste culturali e siti web come Giuliano Ladolfi-Sipario-Il Messaggero-Il Salotto Letterario di Lodi-Il Bandolo-L'ortica-ViViCentro-Google-Twitter-Il Segnale *percorsi di ricerca letteraria*-Segreti di Pulcinella.
“L’Anima e il Mare” e "Il Corpo e La Terra"sono state recensite da Il Salotto Letterario di Lodi-Il Bandolo-Pescara Pescara-Giuliano Ladolfi.
Screp_Roma e Storie recensiscono tutte le sue opere.


Perché hai cominciato a scrivere?

Ho cominciato perché ho sentito il bisogno di intraprendere un percorso introspettivo, che mi permettesse di approfondire la conoscenza di me stessa, quindi degli altri e di ciò che ci circonda.

A tal proposito ricordo le parole di Arthur Rembaud:”Il primo studio dell’uomo che vuole essere poeta è la conoscenza di se stesso”.
Scrivere per me è sempre stato un bisogno ancestrale, che mi ha condotta ad esplorare le potenzialità racchiuse nell’uso della parola poetica.
Tale naturale propensione è stata successivamente rafforzata dagli studi classici, che hanno incentivato la mia passione per la letteratura greca e latina, italiana e straniera nonché per il gusto del “bello” e dell’arte in genere.
Comporre versi per me è come tentare di fermare in quell’attimo l’indefinito, che fa brillare d’eterno il finito e lambire così il ponte dell’irraggiungibile.

C’è un’immagine nella tua memoria che ricollega al momento in cui hai deciso di voler diventare scrittrice?

Credo sia inconscia e relativa al ricordo di un giorno in cui arrivò nella scuola elementare una psicologa che disse a noi alunni di collocarci all’interno della stanza nel posto che più preferivamo, per poter meglio inquadrare le nostre inclinazioni.
Mi alzai per avvicinarmi ai vetri della finestra ad osservare fuori.

Qual è il tuo pubblico ideale? 

Non ho né preferenze né preclusioni circa un ipotetico pubblico, che mi auguro si lasci guidare nel cammino ideale dentro e fuori se stesso.

Quando scrivo dunque non penso ad una persona specifica, ma mi lascio trasportare dall’ispirazione.
Il proposito che in ogni caso mi prefiggo sempre di raggiungere è di concepire in veste universale.

Hai un luogo/stanza dove preferisci scrivere? 

Assolutamente no, se parliamo di uno spazio fisico, bensì in tutte le situazioni che colpiscono la mia sfera emotiva, specie se inducono all’introspezione e suscitano dibattito interiore.
Dunque potrei dire nella “stanza dell’ispirazione”, nel luogo in cui essa possa essere coltivata e poi colta.
Con molta modestia mi unisco alle parole di Fedor Dostoevskij: “Il poeta, quando è rapito
dall’ispirazione, intuisce Dio”.

Raccontaci l’emozione del tuo primo libro pubblicato. 

Quando ho avuto tra le mani “Il Carnevale della Vita” fresco di stampa, ho provato la soddisfazione di veder concretizzati in una piccola tappa del lungo percorso sforzi e sogni, ancor più perché questa nutrita antologia poetica, di cui critici e lettori disquisiscono piacevolmente tuttora, è stata premiata con un secondo posto assoluto in un concorso nazionale per libri editi e con alcune menzioni d’onore, pur essendo il mio primo tentativo di scrittura.

L’orgoglio è stato dunque anche quello di riportare una piccola vittoria sulla mia indole, che ne è uscita rafforzata, visto che sono stata capace così di infrangere l’abitudine di custodire i miei scritti gelosamente senza condividerli con nessuno.

Consigliaci un libro non tuo.

Potrei consigliare moltissimi libri, dato l’ampio numero di autori che ammiro, ma in questo preciso momento indico Cyrano de Bergerac di Edmond Rostand per il delicato romanticismo.

Hai progetti futuri? 

Ho in mente di far pubblicare qualche silloge tra le mie numerose raccolte ancora inedite e di divulgare le mie opere anche attraverso forme di collaborazioni artistiche con professionisti di altri settori, come già avvenuto in passato.
Ritengo infatti che la commistione e la contaminazione delle arti sia il mezzo ideale per valorizzare talento e creatività di ciascuno, arricchendo inoltre l’effetto comunicativo ed emozionale nei confronti degli astanti affinché tutti possano beneficiarne al meglio.
Le nuove pubblicazioni in uscita tra aprile e giugno sono le seguenti:
Rosa d’asfalto”( PAV Edizioni), mia nona raccolta, anche in ebook, in cui metafore e similitudini costellano le trenta poesie che la compongono, quasi trapuntando punti luce arabescati nel buio ingordo del vivere;
Specchio“( La Regina Editore), mia decima raccolta di trenta componimenti poetici, che si configura come avventuroso viaggio di memorie, esperienze e formazione, proteso prepotentemente verso l’infinitesimale;
Fili d’Oro”(Cavinato Editore International), mia undicesima raccolta, pure in ebook, in cui,
attraverso le trenta liriche, che la compongono, provo a dipingere, con versi icastici e toni volti all’eleganza, l’eterno dissidio tra la finitezza della condizione umana e la sua brama d’eternità.
Nuda”(Luoghi interiori Edizioni), mia dodicesima raccolta di trenta poesie, conduce alle essenze, scavando tra ricordi, perfino d’infanzia, sogni, aspettative e desideri. Così dunque, priva di artificiosi ornamenti, resta fragile dinanzi al senso che li collega tra loro, proteso però in vista di malinconiche speranze.

Come nascono i titoli per le tue opere? 

I titoli nascono dalla voglia di fornire al pubblico una chiave di lettura, perché possa essere facilitato nell’approccio con ciò che ha di fronte, così come le immagini delle copertine e la dedica che di volta in volta appongo all’interno, quasi fotografando il senso precipuo dell’ intera raccolta di liriche.
Non tendono dunque a privilegiare un determinato componimento rispetto agli altri, anche se spesso sembrano metterne in luce uno particolare, contenuto nella silloge relativa.
Il mio intento del resto rimane quello di avvicinare il più possibile il lettore concettualmente ed emotivamente.
Prediligo inoltre pertanto uno stile cristallino, privo di orpelli, in modo da non farlo annaspare in intrichi ridondanti di parole, magari sfoggiate, ricercate in modo ossessivo e spesso vuoto.
Tramite l’essenzialità e la coerenza della forma stilistica poi mi avvalgo a tal proposito di simboli, allegorie, flash, barlumi, ossimori e della forza icastica di immagini nitide ed immediate.

Presentami le tue opere. 

Ho finora all’attivo la pubblicazione di otto libri.
La mia opera prima, un’antologia di sessanta poesie, è “Il Carnevale della Vita”, ricerca sul senso dell’esistenza, che si articola in due sezioni strettamente connesse tra loro, di cui la seconda “A briglia sciolta” prelude a nuove successive evoluzioni.
“Amore, l’incompiuto” , mia opera successiva, è una raccolta di quaranta componimenti poetici incentrati sull’Amore, inteso come un’entità universale in continuo divenire.
“L’Anima e il Mare”, mia terza pubblicazione, è costituita da trentacinque scritti lirici, che si basano su una personale visione della spiritualità, cui la natura assurge a cornice e consolatrice.
“Il Corpo e la Terra”, mia quarta opera, consta anch'essa di trentacinque poesie, che si fondano su una concezione fisica e realistica, circa vari aspetti del comportamento umano.
Questi ultimi due libri sono complementari e dicotomici nonché contrapposti tra loro.
La mia quinta silloge di trenta liriche,“I Sentieri della Mente”, riguarda i percorsi consci ed inconsci, liberi e coatti, presenti, passati e futuri, tracciati dai meandri imperscrutabili del pensiero.
La mia sesta raccolta, intitolata “Intime Evoluzioni” è composta da trenta componimenti lirici.
Concerne le trasformazioni che la sensibilità, rimanendo in equilibrio tra i molteplici ostacoli dai quali è ferita, attraversa senza cadere nel più facile cinismo.
La mia settima opera, “Sembianze dei Silenzi”, consta di trenta poesie, in cui, quasi in una voluttuosa danza, s’alternano instancabilmente tracce di luminosa felicità a schegge di malinconica tristezza, frammenti di vita che via via prendono corpo.
Dello stesso periodo anche la mia ottava silloge “Petali di Speranze”,  composta da trenta liriche, di cui l’immagine di copertina anticipa il contenuto quasi in una sorta di preludio: “Spes ultima dea est et omnium rerum pretiosissima, quia sine Spe homines vivere nequeunt”.

Sei mai stata tentata a mollare tutto?

Mollare tutto no, ma anni fa ero giunta quasi all’idea di continuare a scrivere solo per me stessa, senza l’obiettivo di pubblicare, perché sono contraria all’editoria a pagamento che in quel periodo imperava quasi del tutto.
Non è certamente facile trovare spazio per il poeta nell’era consumistica di oggi, ciononostante, animata da un misto d’incoscienza e d’amore, persisto nel mio intento, spinta dalla voglia di comunicare, di interagire e dal bisogno di esprimere liberamente la mia essenza.
Condivido a tal proposito quanto affermava Alberto Moravia : “La poesia è come l’acqua nelle profondità della terra. Il poeta è simile ad un rabdomante, trova l’acqua anche nei luoghi più aridi e la fa zampillare”.
Ritengo inoltre che la poesia possa svolgere una funzione etica e che indagare spirituali complessità, evitando di cadere in facili sentimentalismi, possa coadiuvare nel superare le fragilità dell’anima e nel rafforzare la solidità fisica dell’umanità personale a livello globale.
Attorno alle nostre esistenze essa crea per giunta una sorta di ideale ampolla di vetro.
Le sue pareti trasparenti non possono impedirci il contatto crudo con la realtà cinica e sempre più dolorosa, ma sanno difendere il cuore delle nostre essenze, donandoci, specie nei momenti critici, linfa vitale di sopravvivenza attraverso la scoperta costante della purezza e della bellezza in senso lato.

Hai un consiglio da dare a coloro che vorranno intraprendere questo percorso? 

Non lasciarsi scoraggiare dal fatto che questa forma d’arte risulta davvero impervia per il luogo comune secondo cui è considerata ostica, datata, d’èlite, sebbene sia estremamente arduo riuscire innanzitutto ad ottenere attenzione e magari stima da parte di editori seri, di critici letterari e di addetti del settore.

Infine: una frase che ti rappresenta.

Pensieri”, inclusa nella mia opera prima “Il Carnevale della Vita”, è una delle poesie che più mi rappresentano.
L’imperare oggi di leggi ciniche ed asettiche rende rischioso pensare e dunque rivelare una personalità nell’era dell’apparire e dell’apparenza.
Ve la riporto qui:

Pensieri

Quale maschera,
dimmi,
ora vuoi che indossi?
Quella del compiacimento,
della gioia
o del dolore?
Magari del rancore?
Eppur non sono un attore!
Muovi, a tuo piacimento, tra le dita,
con soddisfazione infinita,
i fili d’un burattino
costretto a far la riverenza,
segno che lusinga
la tua potenza.
Ma
dei miei pensier
non potrai mai coglier
il profumo della
libera essenza.

Per raffigurarmi potrei dunque scegliere la frase di Mahatma Gandhi “Chi perde la sua individualità perde tutto”.

Ringrazio la scrittrice Debora Cappa per l'intervista.

A cura di Pina.

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